Lo avresti mai detto che un essere piccolo come il lombrico avrebbe rivoluzionato le missioni dell’uomo nello spazio? Probabilmente no. Eppure, è quello che sta accadendo proprio in questo momento.
Gli scienziati hanno in mente di tornare sulla Luna e di mettere piede anche su Marte. Ma c’è un però: una delle principali sfide riguarda le provviste di cibo. Per poter affrontare un viaggio così lungo, si è stimato che ogni membro del team spaziale consumerebbe in media 1,83 chili di cibo e 2,50 chili di acqua al giorno. Tutto ciò si traduce in diverse tonnellate di carico a persona per una missione di tre anni, una quantità praticamente impossibile da trasportare in tempi utili dalla Terra.
A ovviare questo problema ci penserebbero i lombrichi che – secondo gli scienziati – sarebbero perfettamente in grado di sopravvivere sulla Luna, rendendo persino fertile il suo substrato.
Impiegare i lombrichi per coltivare il suolo lunare: gli studi preliminari
Già tempo fa, studi preliminari avevano dimostrato la grande adattabilità dei lombrichi Eisenia fetida, capaci di fertilizzare anche ambienti totalmente inospitali e aridi come la Luna.
Lo studio in questione, il primo al mondo di questo genere, è tutto italiano: a portarlo avanti sono stati infatti i ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute. Lo scopo della ricerca? Riuscire a trovare un modo per garantire risorse di cibo sufficienti alla sopravvivenza, in vista delle future long-mission sulla Luna e nello spazio.
Come sono andate le cose
Durante lo studio, i lombrichi Eisenia fetida (lombrichi rossi californiani), sono stati posizionati in un terreno che simulava perfettamente quello lunare, fatto per lo più da regolite.
Gli esperti hanno portato avanti due esperimenti, uno di 14 giorni e uno di 60 giorni, mescolando a del letame bovino un simulatore di terreno lunare chiamato LSH-1.
Durante i due esperimenti, i ricercatori hanno notato come i lombrichi siano stati in grado di tollerare il nuovo ambiente e capaci non solo di sopravvivere, ma anche di riprodursi. Queste prime simulazioni avevano già allora fatto ben pensare che il lombrico avrebbe potuto tranquillamente “colonizzare la Luna” e rendere la regolite fertile per ospitare i raccolti.
Se questi primi studi avevano analizzato l’adattabilità dei lombrichi sul suolo lunare, alcune ricerche più recenti hanno dimostrato come possano persino far crescere delle colture.
L’humus di lombrico è talmente efficace da rendere fertile persino la Luna
Non saranno arrivati di certo direttamente sulla Luna con una navicella spaziale, ma i lombrichi hanno appena aperto le porte a una nuova era per i viaggi nello spazio. Che questi piccoli vermi siano preziosissimi per la fertilità del suolo è oramai risaputo, ma l’idea che la loro potenzialità sarebbe potuta arrivare al di là della superficie terrestre nessuno l’aveva presa in considerazione.
Il lombrico rosso californiano, Eisenia fetida, è uno dei vermi che normalmente contribuisce a migliorare la salute di un terreno, rendendolo non solo fertile e ricco di nutrienti, ma anche leggero e arioso al punto giusto per favorire le radici di piante e colture. Ma come si fa ad applicare tutto questo in un suolo così diverso da quello terrestre come quello della Luna?
Il nostro satellite non ha la terra così come la pensiamo noi, ma polvere – chiamata regolite – e roccia. É chiaro quindi che da un terreno così arido ci siano ben poche speranze che possa crescere alcunché. Grazie ai lombrichi e al loro humus, tutto questo pare invece possibile.
Le prime piante coltivate sulla Luna sono ceci, e tutto grazie ai lombrichi
La NASA ha permesso agli studiosi di entrare in possesso della regolite, recuperata nel corso delle missioni Apollo. Durante gli esperimenti, gli scienziati hanno provato a replicare nel modo più fedele possibile il suolo lunare, mescolando in diverse percentuali la regolite insieme all’humus di lombrico. Lo scopo era verificare se anche in un terreno del genere potesse mai germogliare qualcosa. La risposta, sorprendente, è sì.
In buona sostanza, le ricercatrici Jessica A. Atkin della Texas A&M University e Sara Oliveira Santos della Brown University hanno preso la regolite in diverse percentuali e l’hanno mescolata al vermicompost. Hanno poi utilizzato dei funghi micorrizici arbuscolari per impedire che le piante assorbissero, oltre ai nutrienti provenienti dell’humus di lombrico, anche i metalli pesanti presenti sulla Luna. Gli esperimenti hanno portato a diversi risultati:
- le piante senza la protezione dei funghi sono morte prima delle 10 settimane
- le piante coltivate in terreni con solo regolite sono sopravvissute due settimane in più delle altre
- le piante coltivate in terreni con il 75% di regolite insieme a humus di lombrico e protezione fungina sono invece riuscite a germogliare.
La combo regolite-funghi-vermicompost è stata un gran successo e ha portato alla germinazione di tutte le piantine di ceci. Gli esperti hanno scelto proprio questa pianta perché è ricca di proteine e nutrienti, e perché riesce a interagire perfettamente con i funghi.
I funghi utilizzati, d’altro canto, sono noti per la loro capacità di purificare i terreni contaminati dai metalli pesanti, migliorando il ciclo dei nutrienti e la struttura del suolo. Il vermicompost ha poi dato l’aiuto più importante, fornendo nutrimento e tutte le sostanze necessarie per la crescita delle piante, e manifestando tutti i suoi benefici.
Perché te ne parliamo?
A questo punto ti starai chiedendo perché ti abbiamo parlato di tutto questo. Semplicemente perché vogliamo raccontarti e mostrarti come i lombrichi e l’humus siano davvero fondamentali per la vita e la biodiversità, a tal punto da renderla possibile persino sulla Luna. Gli esperti stanno cercando di sfruttarli al meglio per portare una prima forma di agricoltura nello spazio; pensa a cosa potresti fare tu, sulla Terra, grazie al loro prezioso aiuto!