Delle potenzialità dei lombrichi oramai dovrebbero esserne a conoscenza tutti. Sono stati definiti architetti del suolo per la loro preziosa capacità di scavare, aerare e rimescolare la materia organica, rendendo il terreno più fertile. Sono stati definiti perfetti aratori, perché rimestando la terra la rendono più propensa alle coltivazioni e contribuiscono a una migliore crescita delle piante. Sono persino sbarcati sulla Luna, dove hanno fatto sì che germogliassero le prime piantine di ceci in vista delle prossime spedizioni spaziali. E a proposito di ceci, adesso un nuovo studio dimostra come questi piccoli vermi siano essenziali per la produzione di cereali e legumi in tutto il pianeta.
I lombrichi sono i quarti produttori mondiali di cereali
Uno studio condotto dai ricercatori della Colorado State University ha dimostrato come i lombrichi abbiano un impatto enorme sulla produzione agricola, specie per quanto riguarda legumi e cereali. La ricerca, pubblicata su Nature Communication, ci mostra una connessione impossibile da sottovalutare tra la presenza dei lombrichi nel suolo e la produttività dei terreni.
Sapevamo già che questi invertebrati sono imprescindibili per avere colture sane e forti: i lombrichi, infatti, con il loro humus consentono alle piante di assorbire tutte le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per svilupparsi, e pare che la loro presenza stimoli la produzione di ormoni della crescita che danno una spinta ai vegetali.
Era già dunque chiaro che un terreno con i lombrichi fosse più in salute di uno senza. Quello che ancora non si era studiato a fondo era invece il reale contributo dei lombrichi in termini di produzione agricola. Adesso però i numeri parlano chiaro.
Ebbene, i lombrichi sono i responsabili della produzione di circa il 6,5% di tutti i cereali del mondo – compresi orzo, mais, riso e grano – e di circa il 2,3% dei legumi. Il totale di cibo prodotto annualmente? Ben 140 milioni di tonnellate, un numero davvero impressionante.
L’impatto dei lombrichi sui terreni con minor tasso di fertilizzanti
L’impatto dei lombrichi e i vantaggi del loro lavoro sono stati, in questa ricerca, più evidenti nelle aree dell’Africa sub-sahariana, dove questi invertebrati portano alla produzione del 10% dei cereali e del 3,2% dei legumi. All’Africa, seguono l’America Latina e i Caraibi. Questi dati sono particolarmente significativi perché dimostrano due cose importanti.
La prima è che nelle aree a Sud del mondo l’impatto dei lombrichi è maggiore perché qui i terreni sono meno soggetti all’uso di macchinari, fertilizzanti e pesticidi (nell’emisfero settentrionale, invece, il lavoro di questi vermi è sostituito proprio da questi elementi). Gli agricoltori da queste parti sono più inclini a fare affidamento sulla materia organica, come il letame, e non sui prodotti chimici.
La seconda è che l’attività dei lombrichi può essere utile alla lotta contro la siccità e l’erosione nelle aree desertiche perché, come abbiamo visto, migliora la porosità e l’umidità del suolo.
La presenza dei lombrichi nella terra è quindi sintomo di buona salute, per questo i ricercatori raccomandano di non scacciarli via con diserbanti o altro. Questi animali possono migliorare la produttività, dandoci la possibilità d’altro canto di limitare (se non eliminare del tutto) l’uso di prodotti agrochimici, potenzialmente pericolosi.
I lombrichi per un’agricoltura più sostenibile
Quindi cosa facciamo? Inoculiamo i lombrichi dappertutto, anche in quelle regioni del mondo dove non sono presenti? No, certo che no. Questo non farebbe altro che alterare gli equilibri naturali di quelle aree.
Ciò che invece bisogna fare è sfruttare al massimo l’azione benefica di questi abitanti del suolo, a dispetto di fertilizzanti e pesticidi, da una parte promuovendo una gestione agricola più sostenibile e dall’altra aumentando la produttività.
L’intensificazione dell’agricoltura, volta a sfamare la popolazione mondiale in continua crescita, sta inevitabilmente avendo delle ripercussioni sull’ambiente. Oggi più che mai è necessario gestire la produzione di cibo in maniera meno impattante, proteggendo i suoli e le comunità biologiche che vi ci abitano, indispensabili per la produzione agricola.
Come afferma lo studio, la biodiversità del suolo è fin troppo sottovalutata, e chissà quante opportunità ci stiamo perdendo.
Ma non è mai troppo tardi per iniziare a fare qualcosa di buono. Nel tuo piccolo, anche tu puoi dare il tuo contributo: potresti, per esempio, utilizzare per le tue colture l’humus di lombrico e godere di tutti i suoi vantaggi. In fondo, la primavera è la stagione ideale per la semina, perché non iniziare a coltivare l’orto nel modo giusto?